Rientrare a lavoro

è l’8 novembre 2021 e ho appena ricevuto gli orari della settimana in cui rientrerò.

Inizia così, un nuovo capitolo di emozioni e sensi di colpa verso mia figlia e il mio ruolo di madre.

Dai, forza, alzi la mano chi non ha pensato “e adesso?” quando ha visto sul calendario che si stava avvicinando la data del rientro al lavoro.

Parliamo dell’aspetto EMOTIVO della faccenda

Siccome ne sono campionessa, delle “montagne russe di emozioni e sensi di colpa in anticipo”, già un mese prima ho iniziato a fare il conto alla rovescia sul mio rientro.
Chiaramente a due settimane dal suddetto giorno ho iniziato a pensare cose come “e se faccio la mattina e lei non dorme e vado a lavoro sveglia dal giorno prima?” vi lascio immaginare il mio super stupore (ironia) quando ho visto che il lunedì (LUNEDì!) rientrerò facendo il turno 5:30-11:30, niente che ve lo dico a fare: ieri notte Alice non ha dormito bene, e io ogni ora che passava pensavo “se fosse domenica andrei a lavoro con solo un’ora di sonno, fatta male”.
E via a scalare ogni minuto che non dormiva.

Sì, il mio problema principale è legato al sonno, ho sempre paura che se non dormo abbastanza poi non renderò abbastanza nella vita, in generale, come donna, moglie, madre, casalinga, figlia, sorella, tutto.

Ho sempre paura che se non dormo abbastanza non sarò abbastanza paziente, abbastanza presente, abbastanza qualcosa.

Aggiungiamoci il fatto che, come ogni madre lavoratrice, mi sento una cacchettina all’idea di abbandonare mia figlia da sola, col padre (o i nonni).
Tra l’altro è iscritta al nido appositamente perché io possa rientrare a lavoro. Però per me è DA SOLA.
Sola.
Nella mia testa risuona questo “sooola” come se fosse effettivamente così.
Quando il punto non è che sarà sola o in compagnia, il punto è che non ci sarò io a prendermi cura di lei.
Automaticamente il mio cervello cancella tutti i presenti responsabili e qualificati, che si prenderanno cura di lei, e rimane “sola”.

Brava.

E’ andato tutto esattamente così come lo avevo pianificato che oggi è il 15/12/21 e il post ancor non l’ho pubblicato, no, è rimasto in bozze, perché? Perché sono stata male due settimane, e volete ridere? Dopo una settimana (4 giorni di lavoro) sono di nuovo in mutua ammalata, solo che sta volta ci sta anche lei a casa.

Vabbè, comunque, W i sensi di colpa… si sono aggiunti quelli da “mamma malaticcia che non arriva ovunque”.

Questo perché noi siamo invincibili, forti, stoiche, insostituibili.

O almeno ce lo fanno credere.
E ci fanno credere che sia sbagliato essere “sostituite”, che poi quello che intendo io è “nella giusta misura”.
Non c’è niente di male nel decidere di restare a casa qualche mese in più o addirittura licenziarsi e non mandarli al nido, ma altrettanto modo non c’è niente di male di mandarli al nido (per necessità ma soprattutto VOLONTA’) e rientrare a lavoro.
A tutti quelli che mi stanno dicendo nel quotidiano che “ma la mandi al nido?” (indignatissimi, chiaro) vorrei rispondere con una sonora pernacchia, invece rispondo che si, lo facciamo per il suo bene (che nel nostro caso è vero: abbiamo notato che ama interagire con altri bambini e persone), ma in ogni caso vorrei dire a tutte voi: BASTA.

SMETTIAMOLA DI ASCOLTARE QUESTE PERSONE.

Conta solo ciò che proviamo che noi, e ciò che si ritiene giusto in famiglia per il bene del bambino.

E’ difficilissimo, quasi impossibile, appena restiamo incinte praticamente già viviamo col senso di colpa e di apprensione, ne veniamo proprio impossessate.

Restiamo unite, restiamo umane, restiamo donne… ma anche madri e mogli.

Vi abbraccio (molto alla lontana, visto i malanni)

Marvy