Un caffè

Oggi ho bisogno proprio di scrivere… e di un caffè.

Ne ho bisogno perché ci sono dei momenti della vita che se non metto nero su bianco mi sento solo trascinare in un baratro infinito senza poi venirne fuori.

Non so cosa facciate voi, sicuramente qualcuno legge, qualcuno corre, ci sarà chi fa parapendio, chi nuota, io scrivo e bevo caffè.

Che in realtà non posso bere più di una certa quantità perché allatto, ed è bellissimo allattare, a noi sta andando benissimo (dopo una partenza un po’ rallentata -se volete ve ne parlo in un altro post, non oggi però), sono felicissima di allattare Alice, è un momento che adoro… tranne che per il fatto che devo limitare il caffè. E’ una sciocchezza, me ne rendo conto, ma oggi mi salta ai nervi questa piccola cosa perché è una piccolissima cosa a cui rinuncio (anche se per poco, un tempo limitato e OVVIAMENTE con amore, ecc) e che in questi giorni mi pesa. Non poco.

Non so nemmeno esattamente cosa voglio scrivere, so che mi sento “piena” e che devo svuotarmi un attimo.
Voglio svuotarmi soprattutto da questa sensazione schiacciante di “pienezza”.

Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei proprio tanto essere libera di bermi tutto il caffè che voglio, a litri.
Al posto dell’acqua.

E quindi niente, son qui che non arrivo al punto.
Continuo a scrivere senza arrivare ad una fine.

Forse perché in questo momento questa sensazione non ha una fine.

Sono giorni di cambiamento, per Alice, per me, per noi (come coppia).
Sono giorni tosti, quelli in cui mi rendo conto che la casa è sottosopra, che mia figlia sta crescendo, che non riesco ad avere un po’ di tempo per coccolare Ginny e Margot, e per stare con mio marito… e neanche con me stessa.

Sono giorni in cui voglio solo dormire, sarà il cambio di stagione (che forse ce la fa?), sarà Mercurio in opposizione, sarà che sono stanca e basta, e invece mi alzo e mi siedo di continuo alla scrivania perché c’è il ciuccio, le crocchette, la lettiera, il pannolino, poi ha caldo e poi freddo, il giochino, poi non si sa.
E non so neanche se sto facendo almeno una cosa giusta o se sto sbagliando tutto, perché di consigli non richiesti arrivano da tutte le parti ma solo lei potrebbe darmene la certezza, ma c’è particolare che non parla.
Forse meglio così.

Come dicevo, sono “piena”.

Ho bisogno della libertà di un caffè in più.
Non mi sentirò in colpa per questo pensiero, ma mi sento dispiaciuta per essere arrivata a provare questa sensazione.

Oggi è un giorno un po’ nero, come il caffè amaro, che non mi piace.

Passerà anche questa, e diventerà di nuovo tutto color caffelatte.

Marvy